“Tirando le somme, chi ha puntato su artisti emergenti o sulla novità (mantenendo prezzi contenuti) ha sicuramente avuto soddisfazioni maggiori rispetto a coloro che hanno preferito presentare artisti più affermati;(…)” (Artribune, Lunedì 3 Marzo 2014)
Ecco, questo ci piace leggere. Soprattutto se riferito alle 8 gallerie italiane presenti ad Art14 London, la nuova fiera d’arte contemporanea londinese che alla sua seconda edizione prova a far concorrenza alla più affermata Frieze. Ci piace leggerlo perché è ben distante dal panorama e dal risultato della nostrana ArteFiera, dove il risultato e le sensazioni che avevamo trovato erano opposte. Le stesse della visione del premio Oscar La Grande Bellezza (leqqui qua l'articolo: http://www.finetribal.com/blog/arte-tribale-arte-fiera-2014).
Romuald Hazoumè "Rat Singer: Second Only to God!" (2013)
Voglia di scoprire, osare, ricercare. Soprattutto dai non-occidentali. Nonostante alcuni di questi lascino le loro forme e culture per adattarsi alle richieste dei grandi mercati occidentali, si possono ammirare e acquistare capolavori come quelli d Romuald Hazoumè con la sua installazione “Rat Singer: Second Only to God!” nel cuore della fiera. Un ruolo e un significato importante, decisivo per gli artisti dei paesi in via di sviluppo e per il mercato dell’arte stesso.
Art14 mette assieme sorpattutto gallerie che si sono aperte ad Oriente, a Beirut e Hong Kong per la maggior parte. Te ne fa scoprire di nuove, come la Galleria Indonesiana Umahseni e ti lascia stupefatto con oggetti di design assolutamente esotici come questa scacchiera:
Avevamo ricevuto l’invito all’Art14 dalla Rossi & Rossi, che nella sua lunga storia di arte orientale in quest'occasione ha dato risalto a dissidenti nepalesi. Piace anche il tentativo di mettere assieme eventi esterni che si focalizzano su una visione totale e completa dell’arte come il Food4Art. Ci è piaciuta meno la disposizione degli stand, confusionaria al punto che i toni accesi del gusto contemporaneo non ben separati rischiavano spesso di trasformarsi in un grumo di opere e colori invece che esaltarle.