“Armi, Acciaio e Malattie” è uno di quei libri che rimpiango di non aver letto da bambino. Mi chiedo solo perché non lo mettano obbligatorio tra i libri dell’estate prima dell’ingresso al liceo. Riassume in 300 pagine tutte le tematiche che poi verranno approfondite tra storia, geografia, ecologia, economia, fisica, biologia. Avrei sognato di avere un professore come Jared Diamond, capace di comprendere, collegare e intrecciare assieme le varie cause alla base dell’evoluzione umana.
La grande abilità di Diamond sta nel leggere la storia in chiave puramente scientifica, con l’indipendenza e l’autonomia che caratterizzano le scienze quantistiche e molto poco quelle storiche. Il Pulitzer del 1998 per la saggistica è più che meritato. Evita anche l’errore tipico delle scienze di cercare la causa ultima con la quale spiegare tutto, capendo anche i limiti che pone lo studio della storia come scienza. Riesce ad analizzare tredicimila anni in un’evoluzione su più fattori, cercando di trovare l’uguaglianza nella differenza e le differenze nelle similitudini. Riesce ad estrapolare le ricorrenze naturali, biologiche e geografiche, spiegando il mondo confrontando tanti piccoli casi locali.
E’ un saggio anche contro tutte le teorie razziste, dimostrando nell’evoluzione della specie come l’umanità abbia gli stessi processi mentali. Solo il contesto naturale ha prodotto tempi ed effetti diversi, forgiando anche le nostre stesse culture. E’ un libro base di storia che cerca di rispondere a domande ben precise e consequenziali. Non è una mera descrizione d’evenemenzialità, ma un ritratto del mondo che parte proprio dai luoghi più remoti, che però sanno spiegarci tantissimo di noi oggi. Gli antipodi che sanno ancora entusiasmare nella voglia di scoprire e capire il perché delle storie dei popoli così differenti.
Evita accuratamente le questioni storiche più politiche, troppo complesse ed irrazionali, difficile da spiegare per uno scienziato ma che accetta e inserisce sia nell’epilogo sia nella postfazione: il fattore umano come variabile indipendenti. Anche se deriva da scelte culturali e quindi dall’esperienza di co-abitazione del mondo con gli altri esseri viventi intesi come la natura che ci circonda. Il capitolo capolavoro è proprio quello sulla tecnologia, che spiega assieme le due anime razionali e non dell’essere umano. Nel tempo l’uomo ha spostato la legge di natura a legge di competizione economica e dove per ora il mondo Occidentale prevale grazie al “principio di frammentazione ottimale” che però nelle onde lunghe della storia potrebbe rivelarsi una parentesi, come quella degli jomok in Giappone.
Mi stupisco di quanto poco sia diffuso in Italia, soprattutto nelle scuole. Bisognerebbe lanciare una campagna per inserirlo come testo obbligatorio, servirebbe tanto alla civilizzazione.