A Parigi si è tenuto l’Ottavo Forum dell’UNESCO per la Gioventù il 29-30-31 ottobre 2013. Ho avuto la fortuna e il piacere di seguire i dibattiti al quartier generale in modo da conoscere progetti e relative strategie per migliorare le situazioni precarie sotto gli aspetti educativi, sociali e culturali in diversi paesi del mondo.
L’Unesco lavora per mantenere le tradizioni originali di ogni popolazione facendo in modo che non siano eliminate e sostituite a causa della continua globalizzazione.
Dopo tre giorni di dibattiti, ateliers e stand, ho constatato che i continenti toccati sono lontani dall’Oceania; perché? Lontani in termine geografico, culturale e sociale, questa parte del mondo è poco conosciuta e battuta perché ancora considerata come paradiso terrestre incontaminato e ben radicato nelle sue origini.
L’Oceania e in particolare la Papua sono state scoperte tardi in termine geografico ed esplorativo; le tribù vivono ancora in capanne nel mezzo della fitta foresta o lungo il mare, possiedono innumerevoli lingue differenti solo all’interno di una sola isola dove le stesse tribù faticano a conoscersi e riconoscersi: per parlare tra di loro utilizzano diversi tipi di pidgin, lingue create nel loro incontro dovuto alle colonizzazioni nell’ottocento.
I progetti presentati dall’Unesco e dagli stessi ragazzi provenienti soprattutto dall’Africa e in minor numero da sud America, sud est asiatico e Europa, sono molto coinvolgenti perché ogni ragazzo ha mostrato grande interesse nella volontà di una buona educazione e una buona integrazione a livello sociale e lavorativo nel proprio o altrui paese quindi miglior posto dove poter dar voce alle proprie idee è proprio l’Unesco.
Avrei piacere che l’Oceania restasse il luogo idilliaco posto alla fine del mondo ma, con questa continua bramosia di ricchezza naturale, diversi paesi cercano sempre di più di appropriarsi delle ricchezze altrui violando la pace naturale che regna in quei territori.
Avrei voluto dar voce al mio richiamo, anche nell’ambito della salvaguardia della cultura propria a quel popolo essendo l’Unesco ad occuparsi del patrimonio culturale immateriale e materiale, ma è andata diversamente.