Ci sono varie terminologie che si sovrappongono nel mondo dell’arte e artigianato delle popolazioni non-occidentali. Vogliamo affrontare brevemente la tematica per farvi capire più approfonditamente le problematiche, le nostre scelte e la nostra visione.
Definire questo tipo di produzione arte primitiva (e ancor più assurdo, primaria) per noi è un retaggio coloniale. Punto. Entriamo di petto in questa discussione. E’ un titolo dato a fine Ottocento per distinguerla dalle nostre Belle Arti. Questa è semplicemente la nostra concezione occidentale e di cultura superiore. Inoltre valorizzare l’arte in questi termini sarebbe dare valore solamente ad una produzione extra europea antica, quando c’è tanto di contemporaneo che viene portato avanti. E’ anche un controsenso del mercato visto che in Occidente ci sono amanti di quest’arte che l’emozionano e la valutano molto più dei nostri canoni estetici.
Definirla arte tribale è sicuramente più appropriato. Siccome l’arte è espressione del contesto socio-culturale, l’aggettivo “tribale” connoterebbe la produzione artistica in relazione ai canoni specifici che valorizzano la cultura locale. Forse in questo caso andrebbe meglio per una produzione con valenza storica. Sebbene remoti e ancora basati su società famigliari, la maglietta di Totti o Messi ce l’hanno anche in mezzo alla giungla della Papua.
Arte oceanica (o nello specifico, melanesiana o polinesiana) sicuramente semplifica e aiuta tanto perché definisce esattamente e denota un valore artistico, oltre che culturale, della produzione locale di artefatti, non solo antica ma anche contemporanea. Significherebbe finalmente cominciar a valutare l’arte extra-europea con canoni propri di chi la produce. Cosa è arte per loro, non per noi. Il nostro titolo “Fine Tribal” gioca provocatoriamente anche su questa terminologia.
L’arte è arte se provoca emozione e le emozioni sono fuori dal tempo. Dargli un valore solo perché più antica significa perdere di vista il senso della sua produzione. Noi ci siamo abituati ad avere produzioni continue di oggetti unici da uno specifico autore. Oggi quasi a livello di arte “industriale”. Valutiamo la nostra arte per il nome artistico, quella antica invece per il valore storico-culturale.
Ci dimentichiamo che in tante altre parti del mondo l’arte viene valutata per l’abilità tecnica, per la lavorazione, per il materiale, per altri canoni estetici. Si confonde in parte con il nostro concetto di artigianato, nel contempo è ciò che permette di valutare così tanto l’artigianato made in italy in altri contesti (es. la liuteria). Non sminuiscono il valore però dei nostri dipinti, ma non li apprezzano come potrebbero farsi emozionare da un totem.