La Biennale di Firenze si presenta come una piccola esposizione di opere contemporanee con poca influenza d’arte primaria di fondo.
Le uniche opere legate a questo tema sono di Marianne Houtkamp e Hanna Fluk che, a mio parere, escono dagli schemi delle altre opere presenti.
La prima è una scultrice, in particolare di donne africane; ha vissuto 40 anni in Africa perché interessata al loro modo di vivere. Marianne ha aiutato la popolazione locale per dar loro una migliore educazione e sanità potendo, in questo modo, catturare le donne nella loro vita tradizionale e dare luce al suo tipo di scultura unico e fine. Le sue opere sono tutte in bronzo e i colori richiamano tantissimo l’Africa; interessante la scultura con la quale ho fotografato l’artista,e anche, ma soprattutto, la scultura originale creata sottoforma di scacchi che pone Tuareg contro Masai, Ovest contro Est Africa. L’espressività che l’artista crea nel viso delle donne e nel movimento del loro corpo lascia allo spettatore la libertà d’interpretazione.
Marianne Houtkamp at Florence Biennale 2013
Hanna Fluk viene dall’Argentina e si è trasferita in Israele negli anni settanta; cordiale e sorridente ha spiegato la sua opera dal punto di vista di una persona sì religiosa ma dalla mente aperta. Ho amato il suo ragionamento: le religioni sono tre, come le ha rappresentate nel quadro, ma siamo tutti uguali e non c’è bisogno di ricorrere al sangue per la supremazia della propria religione perché la supremazia non serve per vivere meglio. “Does the blood of the future run through our veins?”: questo è il titolo della sua opera e la domanda è rivolta a tutti. Se ogni persona avrà la capacità di accettare la diversità dell’altro si avrà una vita più serena e un mondo più calmo ed è questo che serve per vivere meglio ed essere in pace sia con sé stessi che con gli altri. Ora come ora ogni persona mangia l’altra e richiede una supremazia intellettuale, capacitiva e competitiva; ciò è utile per arrivare alla serenità?
Hanna Fluk for Florence Biennale 2013