Uno zoologo si scoprì anche antropologo. Un diario della ricerca sul campo fitto di avventure e scoperte culturali.
E’ difficile incontrare sugli scaffali libri che descrivano, in modo particolareggiato ed efficace, il coinvolgimento di uno scienziato moderno e progressista, qual è l’Autore, nel mondo sociale e culturale di popolazioni orgogliosamente ancorate alle proprie tradizioni millenarie, attraverso molteplici avventure durante campagne di ricerca in territori quasi sconosciuti quali sono quelli al di fuori dei centri principali nella Papua, sia Indonesiana che indipendente.
Già il titolo è affascinante: Throwim way leg è la traslitterazione inglese della frase in pidgin Toromwe lek che significa “to go on a journey” – iniziare un viaggio – per l’Autore appunto un’avventura come nel sottotitolo.
Ma la descrizione linguistica del gesto che assurge a significato astratto, è molto forte, non è slanciare una gamba, ma buttarla quasi a liberarsi di un freno interiore, con un’azione decisa e rischiosa.
ed. Italiana L’ULTIMA TRIBU’
2000 Corbaccio editore - 350 p. ISBN 8879723944
La prosa è di stile giornalistico, con una rigidità sintattica assimilabile a quella di un articolo da rivista scientifica, per cui l’opera in realtà è un succedersi di episodi a sé stanti, di storie di vita in campi di ricerca naturalistica e di trasferimenti, il tutto condito con elementi di avventura talvolta assimilabili ad una sceneggiatura da film di Indiana Jones.
Il contenuto della narrazione è il valore aggiunto che affascina il lettore, gli fa dimenticare l’aridità della prosa cercando con ansia la fine di un episodio, o leggendo un capitolo dopo l’altro curioso delle sempre più svariate e realistiche descrizioni e aneddoti.
L’Autore inizia a scrivere questo “diario” dopo aver già pubblicato otto libri, tra cui un bestseller a tema ecologico, esperienza che si riflette nella profondità con cui descrive le situazioni comportamentali, gli atteggiamenti e le condizioni di vita delle popolazioni locali, con cui trascorre anni fondamentali del suo lavoro di zoologo ricercatore.
Infatti l’aiuto in termini di guida e sostentamento in un ambiente per noi ostile quale la giungla, coordinato di villaggio in villaggio e in ciascuna campagna, risulta imprescindibile e determinante per il buon successo.
Questi profondi contatti umani, che talvolta raggiungono il livello di amicizia, schiudono all’Autore le porte dell’antropologia, soprattutto culturale e sociale, che si diffonde frase dopo frase come un rumore di fondo, fino a sovrapporsi nel testo alla mera narrazione degli eventi o alle considerazioni scientifiche a carattere zoologico.
Alla fine non sembra di aver letto il libro di uno dei massimi esperti di zoologia dell’area del Pacifico, ma un diario di vita di un antropologo per caso, che affronta barriere culturali e temporali attraverso esperienze talvolta molto dure, in cui lo sfondo è quello di una natura dominante e infinita nelle sue modulazioni, un luogo in cui lo zoologo non finisce mai di stupirsi.
Tim Flannery – 1956
Zoologo, paleontologo ed esploratore australiano