Il termine "kanak"è di origine polinesiana e indica l'uomo; il termine fu utilizzato da mercanti e esploratori a partire dal XIX sec per indicare le popolazioni dell'area melanesiana e ebbe un termine sempre più peggiorativo perché era relativo a coloro che lavoravano sulle navi, nelle miniere, piantagioni, e così via. La denominazione era in principio di origine francese, quindi "canaque"e legata all'immagine coloniale dei francesi; solo più tardi, nel 1970, per rivendicazione culturale e politica, venne adottata la grafia "kanak" all'inglese con la volonta degli autoctoni della Nuova Caledonia di riappropriarsi tale parola e darle una nuova dimensione simbolica che ora designa gli abitanti della Nuova Caledonia.
La cultura kanak è fondata sull'oralità ed è la parola che trasmette una visione del mondo. Le tradizioni sono costruite su un patrimonio immateriale dove la parola ordina le sensazioni e i concetti che si combinano per l'intreccio dei suoni e dei sensi in modo da offrire una comprensione del mondo in continuo movimento. Il linguaggio che si intende è quello creato sì dalle parole come dai proverbi, dai canti e dai racconti, ma anche dai gesti e dal corpo.
Nella lingua kanak una sola parola indica la dualità del verbo e della parola; i nome dei luoghi e delle persone si intrecciano tra di loro tessendo il reale e l'immaginario, una visione che da un senso al mondo. Il verbo è la parola che dona vita agli esseri come alle cose: vita nel mondo sensibile che sono i vivi ad abitare ma anche vita del mondo degli spiriti e degli antenati.
Alle pareti della porta d'entrata sono infatti poste le statue di legno che nascondono il corpo di colui che la porta: il defunto era avvolto in una tovaglia rappresentata nella statua attraverso dei disegni geometrici e il legno utilizzato proveniva da un albero morto che equivale alla morte delle persone. Le sculture più vecchie sono caratterizzate da un viso sereno con gli occhi chiusi, ricordano lo sguardo interiore del Buddha; le sculture più recenti, dove gli occhi sono aperti, hanno perso la tranquillità del defunto.