"Kanak. L'Art est une parole" - Parte 3: Storia Coloniale

Il primo navigatore inglese ad avvicinarsi alla Nuova Caledonia fu James Cook (1728-1779) durante il suo secondo viaggio nel Pacifico; fu lui a dare l'attuale nome alla Grande Terra come rievocazione della Scozia che in latino suona come Caledonia.

 

Venti anni più tardi sono i francesi ad andare in avan scoperta, raggiungere la Nuova Caledonia e scoprire il cannibalismo. Bruni d'Entrecasteaux, con i suoi uomini, fu inviato da Luigi XIV per con lo scopo di trovare La Pérouse; il loro soggiorno fu più lungo e meno piacevole rispetto a quello di Cook. D'Entrecasteaux non termina il suo viaggio in terra australe a causa di una malattia che si prendeva facilmente viaggiando per mare, lo scorbuto, e lascia i suoi uomini vicino a Java il 20 luglio 1793. Gli oggetti collezionati vennero confiscati a Batavia, l'attuale Jakarta, dagli olandesi, con i quali la Francia era in guerra nell'altra metà del globo a causa della Rivoluzione; alcuni membri dell'equipaggio dovettero passare mesi in prigione. Da questa spedizione la Francia ebbe solo una decina di oggetti tra i quali statuette, ornamenti per i capelli e un'ascia.

 

Durante tutto il XIX sec l'immagine della Nuova Caledonia oscillava tra due estremi. Da un lato, in disegni e dipinti, si ha la visione di una terra fertile dove la natura primeggia nella sua abbondanza di frutti: l'esotismo viaggia quindi nel tempo ma anche nello spazio, ricordando che nel nostro paese la rivoluzione industriale era in atto. Dall'altro, si vedono immagine di un popolo libero e guerriero che rifiuta di sottomettersi agli Illuministi generosamente inviati dalla Francia. Un esempio sono le copertine create da Horace Castelli (1825-1889) per il Gionale di Viaggi dove mostra un anziano che toglie l'occhio a una loro vittima. Jules Férat (1829-1889) illustra l'opera del comandante Rivière sulla rivolta del 1878: dato che gli ufficiali bianchi portavano guanti e uniformi immacolate, i guerrieri kanak si presentarono come sempre nudi accompagnati dal copri fallo e si rivelarono dei sanguinari tagliatori di teste.

 

Differentemente da loro, Léon Bennett (1839-1916) soggiornò realmente in Nuova Caledonia in quanto amministratore coloniale e capo del servizio topografico; tre lunghi anni di subbuglio a causa dell'espropriazione delle terre. Lascerà la Grande Terra al momento dello scoppio del conflitto ad Ataï, portanto con sé un bagaglio di immagini che gli serviranno a illustrare i romanzi più esotici di Jules Verne. Solo con l'arrivo della fotografia gli sguardi diventarono più realistici e i vecchi miti e leggende furono soppiantati dall'etnologia di campo: il naturalista svizzero Fritz Sarasin pubblicò nel 1929 Etnografia dei Kanak della Nuova Caledonia e delle Isole della Loyauté, frutto del suo viaggio intrapreso tra il 1911 e 1912; l'anno successivo, Maurice Leenhardt pubblica Note di etnologia neo-caledoniana.

 

Da ricordare il villaggio kanak creato a Parigi nell'Esposizione Universale del 1889 con una durata di sei mesi: era stato ricreato l'ambiente tipico della Nuova Caledonia con la casa circolare alta dodici metri al cui interno erano presenti il figlio del capo con il suo assistente e una ragazza di dodici anni. Nei giornali i commenti a riguardo parlavano più della curiosità dei parigini rispetto a quella dei melanesiani, trasportati in un mondo estremamente differente dal loro ma completamente indifferenti a ciò che succedeva attorno a loro; l'articolo li definì antropofagi.