Introduzione all'Antropologia, II parte: la ricerca sul campo

La ricerca sul campo consiste nel passaggio dall’esperienza personale alla creazione di documentazione; l’etnografo è dunque un testimone e produttore di documenti che contengono informazioni nuove sui processi sociali e culturali. Nell’articolo iniziale avevo accennato della ricerca sul campo parlando di Franz Boas e Bronislaw Malinowski.

Contestualizziamo i due antropologi.

Il primo, dopo aver partecipato a diverse spedizioni come geografo, passò all’antropologia essendo rimasto colpito dal modo di vivere degli Inuit; Boas sostiene che sia la cultura di una popolazione a determinare il loro modo di vivere, contrariamente a quanto disse l’etnografo e geografo Friederich Ratzel, secondo il quale era l’ambiente. Fondatore dell’antropologia scientifica, Boas affida al ricercatore specializzato il compito della ricerca sul campo per lo studio della cultura della popolazione, e inaugura il metodo scientifico, o metodo induttivo, secondo il quale bisogna studiare i particolari che costituiscono la cultura e le cause storiche che hanno dato quel determinato tratto.

E’ con Malinowski che nasce l’osservazione partecipante e nel libro Argonauti del Sud Pacifico teorizza i principi della ricerca sul campo parallelamente alla descrizione dello scambio, il Kula, che avviene tra la Papua e le isole limitrofe dell’arcipelago. Innanzitutto l’osservazione partecipante definisce il metodo degli antropologi di raccogliere informazioni vivendo il più possibile a contatto con i portatori della cultura studiata e partecipando alla loro vita; questo è uno degli aspetti che delimita la ricerca sul campo.

Le condizioni generali dell'indagine prevedono già, da parte del ricercatore, un bagaglio di conoscenze teoriche del suo settore e del luogo ove s’intende intraprendere la ricerca per un tempo determinato che solitamente va dai sei mesi. Bisogna partire con la consapevolezza della lingua che si parla in quel dato luogo e poter trovare una lingua che permetta di colloquiare. La maggior parte del tempo trascorso sul campo sarà dedicato alla ricerca e si dovrà essere muniti di tecniche e strumenti metodologici specifici; non in tutto il mondo si trova ciò che si ha quotidianamente accanto. Passando quindi agli strumenti e metodi di ricerca, l’osservazione partecipante è già stata accennata e sottolineata; insieme alla ricerca, essendone un tutt’uno, porta l’antropologo a scrivere un diario di campo dove annota informazioni relative al popolo nell’ambito del tema della sua ricerca.

L’antropologo osserva e interpreta attraverso l’esperienza di rapporto che ha con la società locale; l’interpretazione è un processo che porta alla comprensione e, nel caso dell’antropologia contemporanea, la decodifica delle azioni e delle idee di altri esseri umani si basa sulla riflessività e non sull’oggettività. Per riflessività si intende il pensare criticamente al modo in cui si pensa, il riflettere sulla propria esperienza; la ricerca sul campo in antropologia è esperienza altamente riflessiva tanto per gli antropologici quanto per gli informatori, ovvero gli abitanti della popolazione sotto indagine. Per l’antropologo la comprensione antropologica dell'altro culturale è costruita intersoggettivamente, utilizzando strumenti tratti dal sistema culturale sia dell’antropologo che dell’informatore. Afferrando il significato culturale dell’altro, scopriamo in parte il significato della nostra identità.